I colori nei tempi oscuri
La prima volta che ci siamo trovati per realizzare il sogno di Silvia sui Promessi Sposi, era davanti a un caffè al bar: non avevamo idea di come sarebbe tutto cambiato. E di come lei ci avrebbe aiutato.
Quando ci siamo riuniti per la prima volta a cercare di realizzare il sogno di Silvia, non sapevamo che lei avrebbe aiutato noi. Non così a fondo.
Era una mattina in cui eravamo dati appuntamento con naturalezza per un caffè: non avevamo idea di quanto sarebbe diventato prima innaturale e poi prezioso, quel gesto. Silvia Cassani, grazie a un’insegnante, una scuola che hanno saputo guardare oltre l’autismo – come avrebbe poi scritto nella prefazione mamma Chiara – aveva letto, sentito, narrato i Promessi Sposi con il suo talento, la sua intelligenza e il suo cuore.
Quei colori sarebbero stati i nostri custodi nei tempi cupi: quella della pandemia che si sarebbe affacciata di lì a poco, facendoci precipitare in qualcosa che avevamo solo sfogliato tra le pagine finora. La peste, il peggio e il meglio dell’umanità. E da noi ecco che si presentava il coronavirus, chiudendoci in casa e bussando a troppe porte.
Di colpo, non ci siamo visti più. Ci siamo letti, corretti, io ricordo che durante le prime battute del lockdown ero trascinata in un vortice senza interruzioni e del resto, quando la sera, la notte i lavori finivano, c’erano gli incubi da scacciare: era difficile tornare sulle parole.
Certe pagine sulla peste sono diventate ancora più laceranti, tanto più da dire nella nostra lingua – il dialetto di Busto Arsizio, quest’isola linguistica in Lombardia, che si ammanta di “u” e si spoglia di consonanti decisive -, eppure c’erano delle carezze. Delle labbra che sussurravano coraggio, c’è la Provvidenza.
Erano i colori di Silvia.
I colori di Silvia ai tempi cupi, mentre lo smart working teneva insieme pure questo libro. Prima nella fase del convogliare i testi, poi in quella ancora più delicata della revisione e delle scelte grafiche.
Ne è nato “I dü muusi dul lagu da Com” e Alessandro Manzoni non si adombrerà, perché era di casa a Busto Arsizio. Un libro con la Famiglia Sinaghina che doveva essere sostenuto da un precedente volume, invece due benefattori di cui si conosce solo il nome di battesimo – Luciana e Achille – hanno aiutato a realizzare il sogno senza ansie. Allora, è stato possibile poter contare su risorse, che sono state destinate a chi aveva bisogno urgente per un altro sogno: i ragazzi di PizzAut.
Così il sogno di Silvia potrà viaggiare con tranquillità e pensare a quale altra risposta dare alle esigenze di luoghi e tempi oscurati dalla pandemia. Ma pieni di talenti meravigliosi, come quelli di ragazzi come Silvia, che attendono solo qualcuno che si metta al loro fianco nel cammino. Senza rivelare in anticipo che saranno loro, i ragazzi, a tenere quel qualcuno per mano.
Grazie, Silvia, ci hanno riempito gli occhi i colori, persino nella notte più buia, con te.
I poeti del libro: Enrico Candiani, Mario Colombo Pelàgia, Angelo Crespi Masén, Giuseppe Gabri, Luigi Giavini, Augusta Grilli, Ginetto Grilli, Antonio Tosi Pedèla
Il volume è dedicato alla scomparsa della poetessa Carla Mocchetti, che stava partecipando all’impresa
Le introduzioni: Marilena Lualdi Lèssi, Manuela Maffioli vicesindaco di Busto, Rolando Pizzoli presidente della Famiglia Sinaghina, Chiara De Bernardi, mamma di Silvia (e medico di base impegnato al fianco dei suoi pazienti più che mai).
PER ORDINARE IL LIBRO: sinaghina@bustocco.com