Trixie e la forza di crescere

Trixie è cresciuta. Mi sembra ovvio, con tutta la voglia di vivere che ha.

L’ho incontrata nel mondo virtuale, sempre più reale, e poi quest’estate sono riuscita ad accarezzarla. A condividere del tempo con lei. Pensai per un attimo che stavo dedicandole tempo e coccole, invece mi resi conto che era l’esatto contrario. Fino al ristabilirsi di un equilibrio, tra due creature diversamente fragili che cercavano di comunicare e di volersi bene.

La disabilità è già un tema scivoloso per gli umani, diventa una lastra ghiacciata quando si affronta per gli animali: come se dovessimo, potessimo scegliere noi ciò che è vita.

Trixie, da quello che ho appreso, è stata salvata dalla sua fragilità. Molte sue coetanee non esistono più, perché l’uomo ha deciso tempo fa che per vivere aveva bisogno di cibarsi di altre creature: riesce a fornire mille alibi, a riguardo. Ma Trixie, con le sue zampine sofferenti, ha indotto un pastore a desistere dall’ucciderla: meglio darla via. La stessa esitazione ha colto il successivo padrone, fino ad arrivare al santuario di Vitadacani, Porcikomodi.

Quando ho conosciuto Trixie, ho pensato che non fosse tanto convinta di essere una capretta, perché gli umani le sembravano la specie più “naturale”. Anche dei cani, si fida molto, da ciò che ho visto con qualche tremito.  Ne ho ammirato la caparbietà, quando si lanciava verso le foglie proibite, in quanto dannose. Fingeva di farsi riprendere, ma appena poteva si rilanciava verso la sua preda.

Trixie è la forza della fragilità, ma anche di crescere. Adesso, il carrellino che le permette di procedere verso le sue avventure è ormai da accantonare, perché lei è diventata adulta e si chiede aiuto per darle la giusta risposta.

Lei intanto, ci pone la giusta domanda: chi sei tu, creatura quanto me, per decidere se io sia felice o no? Se io voglia e possa vivere?

COME AIUTARE TRIXIE