Nell’ora immobile non siamo soli. Né meno vivi

A volte ci si ferma, a volte si viene fermati. Con il romanzo “Chi ha bisogno di Willy” ripenso a queste restrizioni che dobbiamo affrontare: di movimenti, non di vita

L’ora immobile è il tema che dà il via a “Chi ha bisogno di Willy” e in qualche modo è tornata in questi giorni di ulteriori restrizioni dei nostri movimenti.

Movimenti, non vita, mi ripeto, come la protagonista del mio romanzo, edito da Mursia.

Ho già riflettuto altre volte su come il destino di questo libro e gli accadimenti recenti della pandemia si fossero stranamente intrecciati. A volte ci si ferma, ci si “chiude dentro”; altre lo fanno gli altri, anche per tutelarci come in questo contesto.

Ora che l’estate si è spenta, con la sua spensieratezza nel bene e nel male, io porterò in giro più che mai nelle conversazioni e negli eventi online Willy. Perché abbiamo tutti bisogno di pensare che se entriamo in un’ora immobile o che comunque non ci fa muovere come avremmo voluto o sarebbe stato necessario in base alle nostre convinzioni (ammesso che nostre siano realmente), possiamo comunque vivere, vivere forte. Questo finché respiriamo, forse persino oltre, non ce lo toglie nessuno.

E poi non siamo soli: riceviamo spesso aiuti inaspettati, sussurrati. Come aiuto possiamo dare. Aiutarci, invece di dividerci, fino a essere soli davvero.