La fabbrica, la meraviglia e quella tecnologia che ci vuole più umani: ecco cosa mi ha lasciato questo Salone del Mobile

I numeri danno ragione al Salone del Mobile di Milano (qui), ma l’incredibile energia che abbiamo respirato quest’anno sfugge a ogni misurazione.  Coglie nel segno la definizione che ha dato di questa edizione la presidente Maria Porro: «Una grande “fabbrica” di senso e valore durevole, prodotto e occupazione, cultura materiale e immateriale».

Coglie nel segno, perché inizia da uno dei termini più concreti, la fabbrica, e arriva a “immateriale”. Unisce due mondi, come tanti mondi ha unito questo Salone, il luogo dove l’Italia sembra così diversa o veramente se stessa.

Quel che resta di questa edizione è un’euforia particolare, che non è solo la soddisfazione per il numero di visitatori o di eventi: del resto, i numeri che fanno la differenza nella vita delle aziende sono gli ordini (e i pagamenti). Sono attesi, a chiudere questo cerchio.

Un numero affascinante è quello dei giovani, sì.  L’aumento delgi studenti italiani e stranieri, 13.556, di cui 8.368 italiani (+25,5%), per una media di crescita complessiva di 18,8%. È la forza del SaloneSatellite, quella creatura sempre nuova di Marva Griffin, che quest’anno ha messo più che mai a confronto le nuove generazioni, ma non solo.

È la potenza della cultura, che con naturalezza viaggia insieme al Salone. Dalla poderosa stanza del pensiero di David Lynch (qui) a quel progetto coinvolgente che è Under the Surface. Un’installazione, quest’ultima, al Salone internazionale del Bagno, che ci invita a entrare, a passeggiare in un universo blu, ma sì, anche a scattarci un selfie. Il progetto del padiglione 10, frutto di un lavoro sinergico tra Accurat, Design Group Italia ed Emiliano Ponzi, ci mette davanti la realtà plasmata in 400 metri quadrati, ci fa inchinare a sorella acqua e quando torniamo negli stand delle imprese abbiamo richieste e scoperte diverse.

Infine, l’innovazione. La tecnologia spesso sembra più dannarci che semplificarci la vita. Lombardini22, con il direttore generale Juri Franzosi e il suo team, ha ridisegnato gli spazi e ha alzato l’asticella della sfida ancora. Il gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria si è affidato alle neuroscienze e ha condotto una serie di test in 3D  con Myspace Lab per analizzare i comportamenti emotivi e inconsci di coloro che percorrono padiglioni e stand. Ci siamo trovati con i sensori addosso e con quesiti sulle nostre scelte, sui nostri stati d’animo, abbiamo camminato negli stand delle cucine consapevoli che avremmo dovuto dare delle risposte. Ma le domande spesso ci hanno spiazzato.

È proprio la meraviglia, la compagna che cammina al fianco nostro dopo questa esperienza. Un’amica preziosa, di questi tempi più che mai e ci viene proprio da lì: da quegli stand dove competenze e passione sono riuscite a mandare segnali di luce anche in un’era ostinatamente buia, dove un esperimento scientifico porta a chiuderti in una torre e ad aprirti al mondo, dove dall’alto  puoi vedere il viavai dei corridoi e coglierne un’altra bellezza. Che c’è sempre stata, ma tu non potevi rendertene conto, perché ne eri immerso. Ma adesso sai che puoi averne ancora e tu stesso puoi farla crescere.