Willy, l’ora immobile e la voce di un bambino

Un giorno, da quell’ora, non mi mossi più.

Ci sono solitudini incontrate, altre cercate: talvolta, entrambe forzate

Per questo motivo, mi sento di prendere per mano Violetta – la protagonista del mio romanzo “Chi ha bisogno di Willy”, edito da Mursia – e condurla sul confine di queste feste imminenti.

Per molti sarà difficile trascorrerle da soli o con poche persone attorno a sé, rispetto alle consuetudini. Per altri sarà un sollievo, perché i momenti di festa non sono vissuti in ugual modo da tutti. Ancora, alcuni sono già abituati, per volontà o costrizione. Fino a qualche anno fa, la mia Vigilia era intensa, quasi insopportabile a livello fisico per i giri a raffica che dovevo affrontare. Ma quando mi fermavo dagli anziani della famiglia, sentivo da una parte la gioia di sedermi ad ascoltare e imparare, dall’altra l’ansia di concepire il tempo in modo così diverso: io in preda a un delirio che già mi faceva pensare alla tappa successiva, loro che mi versavano bibite o caffè gustando il tempo condiviso e mi invitavano a non correre.

Se tu corri, il tempo ti insegue: mi ha avvertita da tempo un saggio filosofo greco.

Allora ti puoi fermare, come Violetta. Decidere che c’è un universo di “altri”, che non si ha remora a definire tali. Che c’è un’ora in cui tutto si placa – l’ora immobile del romanzo, copyright di mio padre – si comprime in assenza di movimento e se tu stai a osservarlo puoi essere libera o prigioniera. Per strane coincidenze o fili della vita come preferisco dire, “Chi ha bisogno di Willy” è uscito dopo il lockdown e ha accompagnato poi in mesi così diversi, ma sempre sotto l’ombra della pandemia e di movimenti, abbracci, incontri limitati.

Sono contenta, nonostante le difficoltà ad esempio anche per le presentazioni fisiche dopo il lampo dell’estate, che Willy, questa creatura misteriosa, e il mondo che si muove attorno a lui si siano affacciati propri ora. Perché è il loro tempo.

In questi anni, “Chi ha bisogno di Willy” è stato sì la storia di una donna che prima si fa strappare alla sua solitudine da un bambino, Beniamino, e poi lo perde, lo cerca e trova almeno un po’ se stessa, ma l’attenzione e la tenerezza di molti si posano giustamente sugli animali. Sui protagonisti spesso silenziosi delle nostre vite, che nel libro prendono il coraggio di parlare, per dare una mano a spaesati umani.

In questi giorni di un anno sconvolgente, accompagno fin sul confine delle feste lei, Violetta. Ha una paura incredibile, come molti di noi, per questo sta nel suo angolo fatato. Ma allo stesso tempo aspetta la voce di un bambino, che magari questa volta esclamerà il suo stupore per il Natale nella stanza accanto o da uno schermo di telefonino.