I pensieri per Willy, la scelta di Nicola
Concludo questo anno così dilaniante eppure rivelatore attraverso le voci delle persone che hanno letto il mio romanzo “Chi ha bisogno di Willy”. E un po’ l’autrice
Sono lettori, nel senso più rivoluzionario del termine: capaci di leggere sui fogli e nell’anima, di creare a loro volta. In questi giorni finali di un anno così dilaniante, eppure rivelatore, mi affido alle loro voci.
Che frasi portano con sé di Willy? Come lo definirebbero? Che parole vi accosterebbero?
Parto da Nicola, perché lui nel mondo di Willy è entrato due volte, mi ha spiegato. L’ha fatto con attenzione, eppure forse scalzo: uso questa espressione, perché coincide con il primo passaggio del romanzo che lui ha segnalato per me. Quando la protagonista, Violetta, racconta quanto ami lasciar cadere le scarpe e camminare senza barriere. Anche per chi non ne ha la possibilità o la voglia.
C’è poi un secondo brano che Nicola ha evidenziato ed è trasmesso dalla voce del grillo Stru. Un osservatore, che riversa la sua scarsa ammirazione per gli umani e le loro contraddizioni.
Infine, il terzo brano prescelto mi porta via, di colpo, dalla collina e dalla sua pace. Mi conduce, piuttosto, al cospetto di un luogo amato da Nicola e anche da me, altrimenti poco potrei giustificare il nome di Violetta. Prima ancora, mi riporta tra le vie di Brera, quindi lì a sperare di udire suoni del passato – i passi del prozio – o del presente, quelli divampati dalla Scala.
Sono tre momenti molto diversi di Willy e io lo ringrazio per questa selezione che ha operato. Perché la scelta di Nicola è accettare la complessità di Violetta, e di ogni uomo o donna, che vuole togliersi le scarpe e poi scivola in città senza perdere quella naturalezza.
CHI HA BISOGNO DI WILLY, MURSIA